Alla base di questo approfondimento vi sono due convinzioni: la consapevolezza della scarsa attenzione attribuita al rapporto tra città, crescita del settore culturale e università; e la certezza che l’università sia uno dei soggetti fondamentali per avviare processi di “campo creativo”, indispensabili allo sviluppo culturale di un contesto urbano.
La città è il luogo deputato alla produzione e alla fruizione di conoscenza e di cultura. L’università è il luogo dove confluiscono risorse umane qualificate, idee e innovazioni, dove è presente, in genere, un’elevata apertura internazionale e questo favorisce il transito di informazioni, conoscenza e saperi.
C’è inoltre una differenza da portare all’attenzione tra le città con una lunga tradizione accademica, dove il legame biunivoco fra accademia e urbe risulta cementato nella consuetudine ed è spesso patrimonio della stessa opinione pubblica, e le città, spesso di piccole e medie dimensioni, come Savona, nelle quali la costituzione di un’università appartiene al passato più prossimo.
Quali Strategie adotta Unige, e in Particolare il Campus di Savona, per Connettersi con il Territorio?
L’Università, in quanto istituzione deputata alla formazione e alla ricerca, ha indubbiamente un ruolo primario nel dare impulso allo sviluppo del contesto territoriale in cui è inserita. È di relativamente recente attribuzione il concetto di una sua “terza missione”, quello che, con un anglismo, si suole definire public engagement: l’impegno, cioè, a divulgare contenuti scientifici e culturali a una più ampia platea – non solo costituita da addetti ai lavori – mediante l’organizzazione o la partecipazione a eventi aperti alla cittadinanza.
Credo che questa nuova missione contribuisca molto a dare visibilità all’istituzione e, allo stesso tempo, ad accrescere la consapevolezza che sia un attore importante della vita cittadina e non una monade elitaria.
Nel caso specifico, l’Università di Genova è, a tutti gli effetti, l’Università della Liguria, essendo l’unico ateneo della regione e avendo deciso, per questo, di darsi una struttura particolare a “campus diffuso” con sedi, oltre che a Genova, anche a Ventimiglia, Imperia, Savona e La Spezia.
Il Campus di Savona: Crescita e Collaborazione con il Territorio
Il campus di Savona è cresciuto negli anni e, grazie alla politica dell’Ateneo di conferire identità proprie alle sue diverse sedi, si è accreditato come un polo di eccellenza per attività didattico-scientifiche su sostenibilità, energia rinnovabile, scienze motorie, sport e salute. L’avere una fisionomia ben connotata e non essere semplicemente “una costola dell’Università di Genova” ha sicuramente contribuito a renderlo un interlocutore affidabile per le istituzioni locali, che in più di un’occasione hanno chiesto e ottenuto la collaborazione del campus.
Il campus, dal canto suo, nel pieno esercizio delle tre missioni universitarie, si è spesso proposto come promotore di eventi per sensibilizzare la popolazione sui temi che, tutti i giorni, approfondisce nelle sue aule e nei suoi laboratori. L’ultima iniziativa di questo tipo in ordine di tempo è stata l’inaugurazione del Muro della Sostenibilità, i cui disegni sono stati realizzati da studentesse e studenti del Liceo artistico Chiabrera e che ha avuto come madrina la campionessa Federica Brignone.
Il Problema degli Alloggi e le Proposte per il Futuro
In questi giorni si è discusso molto sul diritto allo studio e su come la protesta degli Studenti Universitari abbia portato alla luce un’ulteriore problematica relativa agli alloggi. Genova e Savona non hanno lo stesso problema di affitti di Milano e altre città universitarie, ma questo potrebbe avverarsi nel prossimo futuro. Possiamo anticipare il problema e trasformarlo già oggi in un’opportunità per progettare una risposta al fine di rilanciare Unige, pianificando attraverso progetti di riqualificazione nuove residenze studentesche o progetti di Co-housing.
Gli alloggi rappresentano un’annosa criticità che si traduce, non tanto nel caro affitti, quanto nella cronica mancanza di strutture adeguate a ospitare studentesse e studenti. La conformazione originaria del campus di Savona si è rivelata favorevole all’allestimento di 77 posti letto in due distinte strutture, rispondendo, almeno in parte, alla necessità di trovare alloggio ai fuori sede.
La situazione di Genova è diversa, anche perché maggiori sono le esigenze e le richieste. Stiamo portando avanti proficue interlocuzioni con Comune e Regione Liguria, che hanno già portato a risultati concreti come dimostrano i progetti per l’Albergo dei Poveri, dove è stato concordato di realizzare uno studentato, una mensa e una palestra, e quelli sull’abitare sostenibile, sviluppati in stretta sinergia con il Comune, con l’intento di rafforzare la presenza di servizi agli studenti e di accrescere la dotazione di spazi per lo studio e la didattica, principalmente nel Campus di Balbi-Darsena.
L’Agenzia ligure per gli studenti e l’orientamento (Aliseo), inoltre, sta portando avanti la conversione dell’ex Clinica chirurgica in residenza studentesca: a lavori terminati saranno disponibili 300 alloggi.
Al di là di quanto fin qui concordato, l’Ateneo di Genova è impegnato costantemente nell’esame di nuove soluzioni per sanare la problematica degli alloggi, perché crede molto nel futuro universitario della Liguria, che la renda attrattiva agli occhi dei propri giovani (evitando la migrazione verso sedi fuori regione) e soprattutto di un pubblico internazionale. In quest’ottica, la sua posizione geografica può diventare un fattore determinante per coinvolgere anche i piccoli centri limitrofi alle città nell’edilizia universitaria e recuperare edifici da adibire a studentati.
Ovviamente questo si dovrà accompagnare a un potenziamento dei collegamenti e a incentivi sulle tariffe dei mezzi pubblici, ampliando le agevolazioni già esistenti. Per questo la sinergia con Regioni ed enti locali, innestatasi proficuamente su questo tema e su altri, rappresenta un valore vincente per ottenere risultati concreti e duraturi.
Democrazia e Diritti: Partecipazione e Rappresentanza
Infine, una delle grandi sfide che stiamo affrontando riguarda anche il ruolo della democrazia e la lotta per i diritti. Sempre più persone non vanno a votare e questo fenomeno si verifica anche all’interno di UNIGE, dove sempre meno studenti partecipano al voto per eleggere i propri rappresentanti nei vari ATENEI. La scarsa partecipazione rende sempre più difficile progettare il futuro e produce lamentele diffuse, che però difficilmente confluiscono in quei contenitori democratici indispensabili per avere una rappresentanza.
Penso che questo sia direttamente collegato alla società sempre più individualista, dove prevale la concorrenza piuttosto che la collaborazione, e tutto ciò produce diseguaglianze sempre più marcate. Anche i dati liguri su chi effettivamente può permettersi l’università e chi no ci raccontano una frattura sociale sempre più evidente.
Come cambiare rotta, considerando che i grandi cambiamenti socio-culturali spesso nascono proprio all’interno delle Università, luogo di incontro e scambio di idee, culture ed innovazione?
L’Università, luogo di incontro e confronto, si è rivelata spesso l’incubatrice di cambiamenti socio-culturali, anche epocali. I cambiamenti, però, non sono istantanei: richiedono un processo di maturazione a volte lungo e, soprattutto, non si possono imporre, altrimenti verrebbe meno il concetto di democrazia sotteso all’obiettivo che si intende raggiungere: far comprendere l’importanza della collaborazione e smorzare l’accentuato individualismo dilagante.
Come la vita familiare ci insegna, il buon esempio è il migliore strumento didattico. Facilitare, dove possibile, momenti di discussione e di dialogo a lezione potrebbe essere una buona palestra per abituarsi all’esercizio della parola e del rispetto: se si apprende nella quotidianità ad ascoltare, a cedere la parola, a non sovrapporre la propria voce a quella della compagna o del compagno che sta esponendo un suo pensiero, si imparerà anche nella vita civile a essere rispettosi del prossimo.
Laddove ci sono delle regole da osservare, è compito di una istituzione di formazione fare in modo che non ci siano trasgressioni e non far passare il messaggio che si può chiudere un occhio, che ci sono marachelle di serie A e di serie B: mi riferisco alla cura degli spazi comuni, all’utilizzo corretto di apparecchiature comuni, alla conservazione in buono stato dei libri delle biblioteche.
Ma per primi dobbiamo dare l’esempio e, perciò, offrire spazi decorosi, strumenti funzionanti, libri ben conservati. È questo il buon esempio a cui mi riferivo prima. I giovani sono ricettivi come spugne, non hanno bisogno, a mio avviso, di grandi proclami, ma solo di avere modelli adulti che insegnino, attraverso il loro esempio, il senso di responsabilità e il rispetto per sé stessi e il prossimo.
Autore: Aurora Lessi
Contributo a: “I Resistenti”
Pubblicazione: A.N.P.I. SV